#WOMAN - Mostra personale - Matera - Caffè Vergnano

#WOMAN

Domenica 10 Febbraio 2019 – Sabato 16 Marzo 2019
Sede: Caffè del Corso – Caffè Vergnano 1882 (Matera)

Si intitola “#Woman” la nuova mostra personale dell’artista lucano Sante Muro, un viaggio pittorico che rende omaggio alla donna e alle diverse sfaccettature della femminilità, attraverso un ciclo di 15 opere che vanno oltre lo studio del nudo, soffermandosi sui volti e sulle emozioni che da essi affiorano. Nella presentazione critica, così Fiorella Fiore descrive le opere in mostra: “Il piccolo formato non deve ingannare sulla sua semplicità, perché è anzi vero il contrario: quanto più una superficie è piccola, tanto più l’artista deve saper condensare l’essenza eliminando il superfluo, calibrando luci e ombre. Ciò che ne viene fuori è un racconto corale capace di realizzare un compendio della bellezza femminile. Le tele, realizzate quasi per intero dall’artista, che ama curare in prima persona il telaio e la forma, vedono l’uso di acrilici, e i toni prediletti sono quelli dei colori primari insieme al bianco e al nero: l’effetto è quello di una resa quasi espressionista, dove si manifestano i contrasti forti, il tratto quasi incide i profili sulla tela e l’uso della spatola contribuisce a caricare di pathos la superficie pittorica, che si trasforma diventando materica, quasi tridimensionale. D’altra parte, è attraverso il segno che il tempo traccia la mappa di ciò che è stato e siamo stati, i sentimenti, i dolori, le passioni; e in questi volti, che nulla hanno a che fare con l’etereo e la perfezione, si esprime tutta la complessità dell’universo femminile. ” Sante Muro (Polla, 1978) vive e opera a Satriano di Lucania. Partito da una formazione da autodidatta, avviata sin dall’infanzia grazie alla passione per il disegno, ha sviluppato nel tempo un linguaggio sempre più personale, dando forma ad una produzione articolata e feconda. Tra i soggetti ricorrenti ci sono la figura umana e il paesaggio urbano, raffigurati attraverso diverse tecniche, quali l’olio, le crete pastello o le paste acriliche. Le sue opere sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private. Negli anni ha partecipato a mostre collettive in gallerie e musei in Italia e all’estero e ha ottenuto premi e riconoscimenti in diversi concorsi nazionali, ultimo in ordine di tempo il Premio Fondazione Tatarella per la sezione pittura figurativa alla recente Biennale Bibart 2018/19 (Bari, 15 dicembre 2018 – 31 gennaio 2019). Nel 2014 ha esposto le sue opere presso il Chiostro del Bramante a Roma. Tra le mostre oltre confine spiccano quelle nelle città di Varsavia, Hangzhou, Berlino, Miami e Montpellier. La sua ultima personale, “Sound Life”, è stata allestita lo scorso anno al Circolo Culturale Gocce d’Autore di Potenza. Ufficio stampa: Francesco Mastrorizzi Inaugurazione: domenica 10 febbraio 2019, ore 18:00

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“Ho sempre voluto trasmettere emozioni con le mie opere, per questo ho dipinto persone”. Così diceva Lucian Freud della sua poetica, caratterizzata da un realismo dai toni lividi e freddi, piuttosto fuori “moda” negli anni in cui iniziò a dipingere. E, oggi come allora, la “pittura di realtà” continua ad affascinare e ad affermarsi tra gli artisti, mantenendo la sua autonomia al di là della dicotomia con il mondo dell’astrattismo e del concettuale. Ed in è questa dimensione che Sante Muro, classe 1978, ha trovato la sua migliore espressione, grazie ad uno studio attento della figura e dei paesaggi che, partito da una formazione autodidatta, coltivata sin dall’infanzia con una grande passione per il disegno, è diventata più articolata e produttiva, trasformandosi in un linguaggio sempre più personale. Nella sua poetica Sante Muro alterna l’analisi e l’espressione dei paesaggi a quelle dei ritratti; ma il suo stile, come spesso accade nella pittura figurativa, non comunica propriamente un’ accezione realistica, ma un insieme di ricordi, sensazioni, sguardi, che sono espressione del vissuto; e questo accade tanto nei ritratti quanto nei paesaggi, che mai diventano fotografie di un luogo, ma piuttosto evocazioni delle percezioni legate a quello e a molti altri luoghi che si manifestano anche in una sola unica immagine. Così, in questa mostra, si rende omaggio alla donna e alle diverse sfaccettature della femminilità, attraverso opere che vanno oltre lo studio del nudo, ma si soffermano anche sui volti e sulle emozioni che da essi affiorano. Il ciclo pittorico è composto da 15 suggestive tele; il piccolo formato non deve ingannare sulla sua semplicità, perchè è anzi vero il contrario: quanto più una superficie è piccola, tanto più l’artista deve saper condensare l’essenza eliminando il superfluo, calibrando luci e ombre. Ciò che ne viene fuori è un racconto corale capace di realizzare un compendio della bellezza femminile. Le tele, realizzate quasi per intero dall’artista, che ama curare in prima persona il telaio e la forma, vedono l’uso di acrilici, e i toni prediletti sono quelli dei colori primari insieme al bianco e al nero: l’effetto è quello di una resa quasi espressionista, dove si manifestano i contrasti forti, il tratto quasi incide i profili sulla tela e l’uso della spatola contribuisce a caricare di pathos la superficie pittorica, che si trasforma diventando materica, quasi tridimensionale. D’altra parte, è attraverso il segno che il tempo traccia la mappa di ciò che è stato e siamo stati, i sentimenti, i dolori, le passioni; e in questi volti, che nulla hanno a che fare con l’etereo e la perfezione, si esprime tutta la complessità dell’universo femminile. La stratificazione di elementi pittorici e materici, ma anche dei gesti e delle espressioni dipinte, realizza la storia di queste donne che, anche se non esistono nella realtà, diventano manifestazione del vissuto dell’artista, dei suoi incontri, dei volti visti che si mescolano a quelli immaginati. Nell’epoca del bombardamento di immagini cui siamo sottoposti, è normale che la sfera visionaria di un artista si nutra di un florilegio di fonti al quale attingere. Ed è per questo motivo che anche lo spettatore potrà trovare stranamente familiari questi volti, perché essi appartengono ad un universo di archetipi che sono più comuni e condivisi di quanto non appaia, soprattutto nell’epoca in cui, attraverso anche i social network, la condivisione, anche e soprattutto, proprio dell’immagine, diventa valore assoluto. Fiorella Fiore - Storico dell'Arte

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